Il sesso? Insieme alla libertà la cosa di cui si sente più la mancanza in carcere. Eppure c’è chi non ha avuto problemi a collezionare conquiste anche dietro le sbarre. L’ex campione del mondo dei pesi massimi Mike Tyson ha fatto un po’ quello che ha voluto anche da detenuto.
Probabilmente aiutato da un patrimonio che, prima di ridursi fino a quasi la bancarotta nelle mani bucate di Iron Mike, ammontava a circa 300 milioni di dollari. Uscirà la prossima settimana negli Stati Uniti l’ultima autobiografia del più giovane pugile di sempre a vincere il titolo mondiale dei pesi massimi, a soli 20 anni nel 1986, “Undisputed Truth”, una confessione senza censure né reticenze.
A cominciare dai racconti dettagliati sulle sue performance sessuali avute in cella con diverse visitatrici, oltre alla relazione a pagamento con un’addetta dell’antidroga in cambio di 10.000 dollari. In carcere, il pugile dai tanti soprannomi per la violenza devastante della sua boxe – Iron Mike, The Baddest Man on the Planet, Kid Dinamite e King Kong sono solo alcuni – c’era finito nel 1992 a causa di una condanna per stupro nei confronti della reginetta di bellezza Desirěe Washington, per poi rimanerci fino al 1995. Il carcere bloccò temporaneamente la carriera pugilistica di Tyson, ma certamente non la sua intemperanza e il suo leggendario appetito sessuale, come “Undisputed Truth” racconta nei dettagli.
Stupratore e personaggio squallido.